LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Adielle
|
|||
L'estasi privata di un comandamento a distanza un biglietto da visita trasportato dall'aria una foglia un petalo che cade e l'acqua del fiume il sole nella stenza avvertito da sotto le lenzuola una parola al solito posto bacio sul collo i tuoi capelli che mi accarezzano il seno profondo, un respiro radicale le tue cosce lisce scoscese un bicchiere di latte a mezzanotte per trasformarsi in mantici che soffiano la fiamma nel camino un muro, la solita fatica a farmi vivo. La percezione delle cose attraversa gli occhi liquidi condotti e bollicine. Saremo sedotti dai nostri pensieri sul bene fino a credere di essere speciali in dolci primavere la sensazione di essere immortali nel rito dei ciliegi che sbocciano di scroscio sul mare. Come un faro m'indicherai la strada che ti porta. Un piccolo faro nella notte buia. Con tre dita afferro la bottiglia e la gola si taglia di vino. Per perdere la memoria che ti abita lascerò la strada di casa verso una rotta silenziosa tra i castagni dove l'erba imbandisce la tavola parca di un prato e il vento sparecchia i desii costanti i passi i battiti incandescenti e gli dei vicini a spiarci dai buchi delle serrature, dai pori della pelle dalle stelle che forano la coperta del cielo. Cuccioli, giovani tarli del pensiero che scavano vie d'uscita nello Spazio. |
|